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Trento, 20 ottobre 2012
Vie della cittÀ al maschile. donne quasi inesistenti
Sono solo 15 su 285. Coppola: «Mancanza di rispetto dell’universo femminile»
La consigliera propone dei nomi, da Enrica Collotti Pischel ad Annetta Rech

Intervista a Lucia Coppola
del Trentino di sabato 20 ottobre 2012

In tutta la città le vie al femminile sono 15 su 285. Compresi passi, sottopassi e sovrappassi, piazze e slarghi, parchi, giardini e vicoli. Una misera percentuale del 5,26%. Come non ci fossero donne di rilievo alle quali intitolare una strada.

Mica che Trento sia messa peggio di altre visto che a livello nazionale la media si aggira intorno al 4%. Insomma, sta lì, in cattiva compagnia. Di toponomastica si tratta che oltre alla parola, orrenda, è anche sostanza, sensibilità collettiva, riconoscimento di una comunità verso suoi significativi rappresentanti.

E tra le rare donne in effige almeno Anna Frank, la partigiana Tina Lorenzoni (per quanto insieme a Giovanni) e la poetessa Nedda Falzolgher. Ma è ben magra consolazione. Con la ciliegina sulla torta, nel recente dibattito in consiglio comunale sull’area ex Michelin che la maggioranza guidata dal sindaco Andreatta ha condotto al ribasso, per usare un eufemismo, di cambiare all’ultimo momento piazza delle donne operaie in piazza delle lavoratrici.

«Un comportamento ipocrita - afferma senza tanti giri di parole Lucia Coppola, consigliere comunale dei Verdi - giustificata con il fatto che alla Michelin c’erano anche tante impiegate. Ma la Michelin era una fabbrica, per questo si caratterizzava. Sembra quasi che le parole operaia e operaio siano diventate impronunciabili, quasi una bestemmia».

Fino a qualche anno fa la commissione toponomastica, che istruisce le pratiche, era composta in gran parte da tecnici, mica da politici. «E in questo caso sarebbe stato meglio - prosegue Lucia Coppola. Non è che i tecnici, per forza di cose, siano meglio dei politici ma, visto quello che è successo, almeno avrebbero avanzato proposte con cognizione di causa, sapendo di cosa stessero parlando. In commissione toponomastica, quando si è discusso dei nomi da dare alle vie dell’ex Michelin, c’era parecchia gente che non sapeva nulla e che manco si è informata».

In alcune città italiane sono saltati fuori nomi anche di dubbio gusto. A Venezia c’è il ponte delle Tette, al quale le prostitute si affacciavano, a Roma via delle Zoccolette. «Sono nomi che si commentano da soli - sottolinea Lucia Coppola - un aspetto va chiarito. Il nome di una strada è un qualcosa in cui il cittadino si identifica, non è ininfluente nella vita di una città, i nomi hanno una funzione orientativa e pedagogica. Nel caso delle vie al femminile, poi, siamo molto indietro, c’è un assoluta mancanza di rispetto e di considerazione dell’universo femminile. Che la politica, visto che ha il compito di rappresentare tutte e tutti accetti con serenità questo disinteresse palese, significa una mancanza culturale di fondo che non può che preoccupare».

Ma lei quali nomi proporrebbe?
«Penso, ad esempio, alla trentina Enrica Collotti Pischel, importante studiosa della Cina ma anche alla folgaretana Annetta Rech, poetessa e staffetta partigiana. Ma pure, per fare dei nomi non trentini, alle scrittrici Natalia Ginzburg, Elsa Morante e al premio Nobel Grazia Deledda. Insomma, con un minimo di sforzo, si possono trovare nomi di donne che sono state significative per questa terra e per il nostro Paese. La realtà è che i passi in avanti da fare sono ancora parecchi e che sia la nostra città come l’intero Paese, su questo versante, sono molto arretrati».

 

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